L’aula non è ampia ma luminosa e profuma di ipoclorito utilizzato per lavare il pavimento. I banchi di formica verde a due posti come quelli di tutte le scuole italiane. Dietro la cattedra
posta allo stesso livello dei banchi, una enorme cartina politica dell’ Europa ci fa ritornare per pochi istanti adolescenti : rivediamo la Jugoslavia, le due Germanie e l’ estesa macchia di colore in alto a destra dell’ Unione Sovietica. La lavagna nera, contrasta con pareti bianche di calce prive di altri arredi. Gli allievi non si fanno attendere : arrivano silenziosi, entrando ad uno ad uno attraverso la porta anti incendio verniciata di giallo. In fila indiana passano davanti a noi, una calorosa stretta di mano e poi prendono posto nei banchi. Il brusio come in tutte le classi scolastiche del pianeta va interrotto per poter iniziare la lezione.
Ci presentiamo alla scolaresca: R e D siamo due dentisti e lavoriamo nella città che c’è qui fuori. Nella lezione di oggi parleremo della bocca, e di come sia legata alla salute di tutta la persona. “ Qualcuno di voi non comprende l’Italiano?” chiede R alla classe. Un paio di mani alzate e subito alcuni compagni si offrono di tradurre nelle rispettive lingue natie.
Osservo gli allievi, mentre la collega mostra la tecnica di spazzolatura su un modello di bocca, sono maschi di una età compresa tra i 30 e 40 anni, tranne un ragazzo dall’ aria visibilmente più giovane. Ascoltano con interessse, fanno molte domande e subito si instaura un buon clima. Dragomir viene da una città sulle coste del Mar Nero e ricorda che da bambino a scuola un paio di volte l’anno veniva il dentista per controllare “la bocca di tutti gli scolari”; chi aveva bisogno di cure poteva andare nello studio del dentista, ma erano poche lo famiglie che potevano pagare. Medison viveva in un villaggio sui Balcani, la sua famiglia era numerosa e da bambino la nonna si occupava della salute dei nipotini. Il mal di denti lo curava con un infuso di erbe, ed era molto efficace. Karim il più giovane, sfoggia un bel diastema tra gli incisivi superiori, è un Berbero dell’ Atlante e ci racconta la sua storia. Da bambino la sua famiglia si è trasferita ad Agadir sulla costa Atlantica e lì è andato per la prima volta nella “bottega del barbiere” dove gli hanno estratto un dentino da latte. La mamma per curare il mal di denti utilizzava i chiodi di garofano che acquistava nella “farmacia Berbera” e preparava in infusione con il the alla menta. Oggi nella carta servizi della “bottega del barbiere” la prestazione più trandy, mi conferma Karim è il “falso apparecchio ortodontico” a 100 €. I “braces”sono uno status simbol e consta in kit completo di attacchi alla moda per indurre gli osservatori a pensare che si tratti di una cura vera. Il secondino entra in aula e ci ricorda che il tempo a nostra disposizione è terminato; gli scolari escono in silenzio dall’aula e ritornano nelle loro celle.
davis cussotto
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