Una ragazzina suona ad una porta sconosciuta; ad aprire Adriana la sorella : non si sono mai viste prima.  Così inizia la  storia dirompente di una adolescente  che da un giorno all’ altro perde tutto: una casa confortevole, le amiche care, l’affetto dei genitori. O meglio di quelli che credeva i suoi  genitori. Per   “l’Arminuta” (la ritornata) come la chiamano  i compagni,  comincia una nuova diversissima vita.   La casa è piccola, buia, piena di fratelli e con poco cibo sul tavolo.  E’ una fiaba al contrario  e l’autrice   Donatella Di Pietrantonio  è stata paragonata a Elsa Morante per il suo modo di scrivere asciutto ed incisivo.     Il romanzo  L’Arminuta (Einaudi, Torino 2017) è uno dei cinque finalisti che il 7 settembre si contenderanno  a Venezia il premio Campiello.

L’autrice , Abruzzese, laurea in Odontoiatria presso l’università dell’Aquila da oltre vent’anni esercita la professione di pedo ortodontista a Penne  (Pescara).

L ’ersordio nel mondo della letteratura  in età matura è stato molto emozionante – racconta Donatella-  al primo  romanzo  Mia Madre (Eliott, Roma 2010)  ha fatto seguito Bella Mia (Eliott, Roma 2013).

L’attività di scrittura -continua-  è nata in me in modo  spontaneo,  poi ho cercato di darmi una disciplina per continuare a scrivere.  Mi sveglio  alle cinque del mattino  per avere   due o tre ore di   silenzio. All’alba  le idee sono  più chiare e la mano non indugia sulla tastiera.           Continuo  a fare il lavoro che  amo molto, a contatto con i piccoli pazienti. Non si vive solo di scrittura.

Il medico è una professione umanistica, grandi scrittori erano medici ( Cronin, Cechov, Hosseini, Conan Doyle…) e necessariamente vengono a contatto con storie di vita vissuta.

La relazione medico paziente, a cui tengo molto,  ha una notevole complessità ed empatia, da questo rapporto che si sviluppa nella  sfera dell’intimo, nascono suggestioni che ritornano sotto forma di  emozioni  che cerco di trasformare in parole nelle  mie storie.

Ogni romanzo che ho scritto contiene sempre un cammeo che riguarda i denti. Nell’ Arminuta, ho inserito due riferimenti al mondo del mio lavoro . Il primo è quando Adriana, l’io narrante della storia, ha un dentino da latte che sballonzola e la protagonista, Arminuta, la aiuta a rimuoverlo con una forchetta.  La seconda scena  è quando il padre biologico di Arminuta finalmente sorride ad una festa con amici e mostra le finestrine buie dei denti mancanti.

La cosa più bella è l’incontro con i lettori, a volte pazienti,  che ti guidano  nelle pieghe di ciò che hai  scritto e che ti interrogano  dandoti  sempre consapevolezza nuova  dei tuoi racconti.

 davis cussotto

 

 

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