Università degli Studi di Torino

       Scuola di Medicina

Master Universitario di I livello in

“Salute orale nelle Comunità svantaggiate

 e nei Paesi a Basso reddito”

TESI

Risultati di un progetto decennale di salute orale

 su pazienti disabili  a Mostar  (BIH):

un  modello di Cooperazione Internazionale

     RELATORE   dr  Marco Negro

Candidato:  dr  Davis Cussotto

A.A.  2014/2015

 Prefazione

“Nada”,   in Serbo-Croato significa speranza,  è il nome di una ragazzina   di tredici anni affetta da  Sindrome di Down.      Suo papà  ha guidato per cinque ore dal Montenegro, dove vivono, lungo le tortuose strade dell’Erzegovina fino a Mostar  (BIH),   all’ambulatorio dentistico Sveta Obitelj (Sacra Famiglia) dove prestano servizio i dentisti della Cooperazione Odontoiatrica Internazionale (COI) onlus.       L’ambulatorio  è ben equipaggiato con arredi provenienti da donazioni Italiane,  tra cui spicca   l’apparecchiatura per l’anestesia generale gestita da personale dell’ospedale di Mostar.   Sono stato uno dei 50 operatori operatori sanitari  (odontoiatri, igienisti, assistenti e odontotecnici) che nel corso di 10 anni hanno prestato servizio  a Mostar al progetto  denominato  “Sano dente per bambino sorridente”.

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 Far parte di questo team di lavoro  è  stata una esperienza  assai gratificante sotto il profilo umano e professionale. Un sentito ringraziamento, per quello che mi hanno insegnato, i compagni di Missione, l’ instancabile artefice del Progetto Mostar Stefano Ravalico, a Goga Lovric referente in BIH, al dr  Paolo Rossi al mio relatore dr Marco Negro.   Le  immagini del Racconto Fotografico inserite in questo testo le ho scattate a Mostar l’11 e il 12   giugno 2015.

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Introduzione

L’elaborato si propone di esaminare   i  risultati  decennali del  progetto di salute orale su pazienti disabili  attivo a Mostar  (BIH) dal 2004, denominato “Sano dente per bambino sorridente”.   Vedremo inoltre come  questo progetto per le sue caratteristiche strutturali ed organizzative si presti  bene ad essere analizzato come   modello  di Cooperazione Internazionale.     Partiremo pertanto    dal   concetto di “salute globale” (8) e dalle  sue determinanti (11)  e vedremo  come oggi si è evoluto  il modo di fare   Cooperazione .      Prenderemo poi  in esame in modo didattico le fasi della “Gestione del Ciclo del Progetto”  o Projet Cycle Management  PCM.    Studieremo come lo stato di salute orale migliori la qualità della vita  in una comunità  doppiamente  svantaggiata: “ pazienti disabili ”    in un’ area geografica  da poco uscita da una  guerra in cui i contrasti interetnici  sono ancora aperti : la Bosnia Erzegovina.

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1°   Capitolo    Il progetto  “Sano dente per bambino sorridente”

1.1  Descrizione

“Sano dente per bambino sorridente” è un progetto di salute  orale  rivolto in origine  ai soli  bambini disabili ospitati nella casa di cura e soggiorno “Sveta Obitelj” (Sacra Famiglia) di Mostar (BIH), ma che si è successivamente  aperto al trattamento di pazienti esterni provenienti da un’ampia area circostante a Mostar . L’attività nasce nel 2004  dalla collaborazione tra la Caritas di Mostar e il   COI (Cooperazione Odontoiatrica Internazionale), la onlus Torinese che da oltre venti anni opera per migliorare la salute orale nei paesi a basso reddito e in Italia nelle comunità svantaggiate .  Responsabile del progetto è  il dr Paolo Rossi di Trieste. Oltre   90 missioni eseguite, hanno coinvolto  circa 50 operatori sanitari  (odontoiatri, igienisti, assistenti e odontotecnici)  che prestano servizio nell’ambulatorio di «Sveta Obitelj» come volontari. 479   i pazienti disabili trattati con interventi eseguiti prevalentemente in narcosi in una fascia di età che va dai 5 ai 18 anni.

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1.2     Come nasce

Nel 1993  durante la guerra nell’ ex Jugoslavia  numerosi profughi provenienti dalla Bosnia ed  Erzegovina lasciano le loro abitazioni e trovano rifugio a Trieste. Da qui nascono le prime forme di collaborazione tra la Caritas Triestina e quella di Mostar che poi si concretizza  a partire dal 2002 con il sostegno a  «Sveta Obitelj», centro di accoglienza per  minori disabili.

Il progetto  di salute orale  nasce nel 2004 con l’allestimento  all’interno di «Sveta Obitelj»  di un ambulatorio dentistico realizzato grazie  al supporto e all’ esperienza del COI . Gli interventi   sui bambini disabili ospiti di Sveta Obitelj  vengono  per lo più realizzati in narcosi in collaborazione con  il dr  Zoran Karlovich  anestesista dell’ Ospedale di Mostar e i dentisti volontari del COI provenienti da  tutto il Nord Italia.  Con  progressivi ampliamenti del bacino d’utenza l’ambulatorio  è  di fatto diventato  il centro di riferimento per i problemi odontoiatrtici dei disabili  della Bosnia ed  Erzegovina.   Spesso afferiscono pazienti dalle Nazioni vicine (Croazia, Serbia e Montenegro)   Le cure vengono offerte a disabili di tutte le etnie e religioni senza alcuna distinzione. 

1.3   Il gruppo di lavoro

Il team  è costituito da personale Bosniaco  e  Italiano che in sinergia collaborano alla realizzazione del progetto di salute orale.

La segreteria è affidata a una volontaria della Caritas Mostar che vive tra Mostar e Sarajevo e gestisce i rapporti con le associazioni dei genitori dei disabili, prende gli appuntamenti per le prime visite e per gli interventi e redige la lista dei pazienti in attesa.

Il gruppo degli Anestesisti (medici ed infermieri) proviene tutto   dall’ Ospedale di Mostar mentre  odontoiatri e gli assistenti alla poltrona sono in parte Bosniaci e  per lo più Italiani. Gli Igienisti dentali provengono  dal nostro Paese.

 

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1.4    L’attività

L’operatività consiste nella  diagnosi e cura di patologie orali in  piccoli pazienti portatori di disabilità fisica e psichica di vario grado.

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 Grande rilievo   è stato   dato  all’aspetto formativo, con la realizzazione di incontri pubblici di formazione su temi di igiene e prevenzione delle patologie del cavo orale nei bambini disabili, rivolti ai genitori e agli operatori delle strutture locali che  assistono  i piccoli pazienti.

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1.5  Fund Raising

Il progetto è nato nel 2004  con fondi provenienti dalla Caritas di Trieste e dalla Fondazione Burlo Garofalo che gestisce l’omonimo Ospedale Pediatrico del Capoluogo Triestino.  Sono intervenuti successivamente la Caritas Mostar e il COI di Torino. Attualmente  il progetto è autosostenibile e si finanzia grazie ad un gruppo di acquisto di materiali dentali a cui aderiscono  i volontari del Nordest del Paese e ai contributi della Chiesa Valdese.

2°  Capitolo:   Dieci anni di missione i dati

 Prendiamo ora in esame i parametri numerici delle attività svolte a Mostar in dieci anni di progetto attivo:

   2.1   I dati della missione

 La storia clinica dei pazienti trattati   a “Sveta Obitelj”    è conservata  su  479 cartelle cliniche  cartacee   convertite  recentemente in forma   digitale. I  dati obiettivabili sono quelli riportati  nella tabella dati.  Si stima che un 20% delle cartelle cliniche è andato perduto, pertanto i dati effettivi sono sicuramente superiori a quelli  indicati.

Esaminando le cartelle cliniche    evidenziamo  un campione di  479  pazienti trattati dal 2004  al giugno 2015.

I dati presi in esame per ogni paziente sono:

1         (numero di  pazienti trattati)

2         il numero di anestesie in narcosi

3         il numero di estrazioni di decidui

4         il numero di  estrazioni di permanenti

5         il numero di otturazioni totali

6         il  numero di  otturazioni in amalgama

7         ll numero di otturazioni in materiale estetico

8         le sedute di igiene

9         il numero di denti trattati endodonticamente

10       l’ eventuale prescrizione  di  terapia antibiotica

11       il numero di protesi rimovibile

12       l’insorgenza di complicanze

13        la media   estrazioni  per paziente

14       la media otturazioni per paziente

Si prenda  in  esame la tabella “ interventi “:

E’ suddivisa in 13 colonne identificate con le lettere da “A ad M” :

Colonna  A

contiene il nome criptato del paziente trattato (costituito da un numero progressivo + le iniziali  di nome e cognome).

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Colonna B

Contiene il conteggio delle  visite di accettazione.   La policy di “Sveta Obitelj” consta nell’ eseguire nelle giornate di apertura ambulatorio  un certo numero di visite di accettazione in cui viene  posta una diagnosi preliminare e calendarizzare successivamente  l’intervento in narcosi. Rari i casi in cui si è eseguito l’intervento in prima vista, solo se  l’agenda del giorno lo consentiva. Tutti i pazienti  esprimono in ogni caso  valore “1” in questa colonna, il che sta ad indicare che la visita di accettazione è stata eseguita. Il totale è 480 pazienti visitati almeno una volta.

Colonna C

contiene  il numero di  anestesia generale. Il totale è 502.

Colonna D

contiene il numero di elementi dentali decidui estratti. Il totale è 194.

Colonna E

contiene  il numero di elementi dentali  permanenti  estratti. Il totale  è 822.

Colonna F

contiene il numero di otturazioni totali eseguite al  paziente. Il totale è 832

Colonna G

contiene   il numero di otturazioni  in amalgama  totali eseguite a paziente. Il totale è  320

Colonna H

contiene il numero di otturazioni  estetiche  eseguite al paziente.

Il materiale utilizzato è stato  cemento vetroionomero o resina composita Il totale  è 512.

Colonna I

contiene il numero di sedute di igiene eseguite .Il totale è  370

Colonna J

contiene il numero di terapie endodontiche eseguite ai pazienti.  Il totale è 31

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Colonna K

contiene  il numero di prescrizioni farmacologiche eseguite.  L’antibiotico prescritto dagli Odontoiatri, esclusi i casi di riferita allergia è stata l’ Amoxicillina  1 g bis in die per 6 giorni e come  FANS l’Ibuprofene 200 al bisogno. Il totale è  502.

Colonna L

contiene il numero di protesi mobili eseguite.  Quando la compliance  lo consente si esegueno protesi rimovibili parziali o totali.  Al team degli operatori volontari aderiscono anche alcuni odontotecnici  che operano nel Triveneto. Questi laboratori eseguono i manufatti  da modelli in gesso delle arcate dentarie realizzati a Mostar colando le impronte dei  piccoli pazienti trattati, che vengono rivisti per sedute di protesi .Il totale è  26. Ma le protesi mobili effettivamente eseguite   sono 60 (dati forniti dal team degli odontotecnici volontari)

Colonna M

contiene le complicanze riferite .  Il totale è 1

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   2.2   Analisi dei dati

10 anni, 90 missini per un totale   di  190 giorni di ambulatorio  a cui hanno lavorato 50 operatori sanitari  (odontoiatri, igienisti, assistenti e odontotecnici).  480  pazienti disabili trattati che hanno subito  502  trattamenti in narcosi.  Durante  l’intervento si eseguono solitamente tutte le cure  necessarie  alla bonifica della bocca (estrazioni di decidui e permanenti), limitando la conservativa agli elementi, che in base alla compliance clinica del paziente, possono essere verosimilmente mantenuti nel tempo. L’endodonzia è per lo più riservata agli elementi frontali. Un intervento in narcosi dura mediamente da 60  a 150 minuti e vede per lo più coinvolti due operatori  alla bocca del paziente più un assistente ferrista.   194  decidui e 822 permanenti estratti  con una media di 2,12 denti estratti a paziente.   320 otturazioni in amalgama  e 512 otturazioni estetiche con una media di 1,99 otturazioni  a paziente eseguite.  370   le sedute di igiene in narcosi, e si stima altrettante eseguite a paziente sveglio,  anche su degenti allettati presso “Sveta Obitelj” utilizzando aspiratore e ablatore portatili. 31 elementi dentali trattati endodonticamente.  60  protesi rimovibili eseguite. Una sola complicanza descritta in cartella, una alveolite postestestrattiva poi risolta prolungando la terapia antibiotica.

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3° Capitolo    “Missione   COI  Mostar” e comunità svantaggiate

Vediamo ora come lo stato di salute orale migliori la qualità della vita  in una comunità  doppiamente  svantaggiata: “ pazienti disabili ” (3)   in un’ area geografica  da poco uscita da una  guerra in cui i contrasti interetnici  sono ancora aperti: la Bosnia Erzegovina.

  3.1 Influenza dello stato di salute orale sulla qualità della vita nel disabile

La salute orale  è  strettamente  correlata alla  qualità della vita.

Per salute si intende “uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non solo l’assenza di malattia od infermità” (Organizzazione Mondiale della Sanità  OMS) (10).

L’assenza di carie e parodontopatie e il  mantenimento delle funzioni  masticatorie e fonatoria,  sono strettamente legati all’ aspetto  psicologico alla percezione di se, e all’ autostima con le  ripercussioni sui rapporti interpersonali e  sull’accettazione sociale.   Per entrare nel campo della disabilità nel   2001 l’OMS, con l’ ICF  la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità, della Salute, ha associato lo stato di salute di un individuo a funzioni e strutture del corpo umano ma   anche ad attività a livello individuale e di partecipazione sociale. (3)

In un soggetto disabile , la perdita dei denti può comportare da un lato, una riduzione della capacità masticatoria, con mutamento delle abitudini alimentari, disfagia e difficoltà digestive, dall’altro maggiore  isolamento e  ulteriore  deterioramento  della qualità di vita. La salute orale  quindi  contribuisce indiscutibilmente alla salute generale della persona  aiutando a mantenere un certo livello  di vita di relazione.

   3.2    Geografia storico sociologica sulla BiH:  dalla morte di Tito agli Accordi di Dayton.  (7)

Con la scomparsa di Josip Broz noto come il Maresciallo Tito il 4 maggio 1980, la situazione economica in Jugoslavia  andò  via via  deteriorandosi.  Il  divario tra le repubbliche di Slovenia  e Croazia più ricche e il resto del paese, andò crescendo.

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Nel  1990, furono indette le prime  elezioni multipartitiche nelle sei repubbliche Jugoslave  in Croazia venne eletto il nazionalista Franjo Tuđman  e in Slovenia il socialdemocratico Milan Kučan  che appoggiarono immediatamente le rivendicazioni indipendentiste dei loro popoli.  In  Bosnia ed Erzegovina fu eletto il Nazionalista musulmano Alija Izetbegović anch’egli favorevole a un allentamento dei legami politici con la Jugoslavia.      La  Serbia confermò   Presidente il comunista Slobodan Milošević  contrario al disfacimento della Federazione  che revocò lo statuto di autonomia del Kosovo  e della Voivodina (concesso qualche anno prima) per fermare le spinte centrifughe.       Nel 1991, Slovenia e Croazia si dichiararono indipendenti. Dal 26 giugno al 7 luglio venne combattuta una guerra tra l’Esercito  Nazionale  Jugoslavo  (JNA) e l’Armata Territoriale Slovena (la guerra dei dieci giorni) che vide la resa del primo.          L’offensiva  Serba Federale  con il  JNA è immediata   e già  in luglio 1991 inizia l’attacco a numerose città Croate.  Simboli della guerra tra Croati e Serbi è l’assedio di Vukovar, città della Slavonia posta sotto assedio dalle forze militari e paramilitari Serbe   che  cade poi il 18 novembre ’91 con un  bilancio è di 1100 civili uccisi e 5000 persone deportate in Serbia. La città verrà riconquistata dai Croati con l’operazione lampo solo nel maggio 1995.

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        In Bosnia Erzegovina la situazione rimane di calma apparente fino a che, nonostante l’opposizione Serba, si organizza anche qui un referendum il 3 marzo 1992   in cui il  64% dei cittadini si dichiara favorevole all’indipendenzaI Serbi di Bosnia guidati da Radovan Karadžić si dicono pronti a tutto pur di evitarla: inizia  così  la guerra in Bosnia.

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     Per le caratteristiche geografiche del paese, per le sue componenti etniche e per i forti interessi e gli interventi più o meno velati dei paesi confinanti  furono quattro anni di una guerra estremamente sanguinosa.       Nell’aprile del ’92 mentre la JNA schiera le sue truppe su tutto il territorio della BiH in questa ciascuno dei gruppi etnici (Croati, Bosgnacchi  e Serbi) organizzano proprie forze militari ufficiali e numerosi gruppi paramilitari.         Croati e Mussulmani combattono inizialmente alleati contro i Serbi nel primo  assedio di Mostar.  Dal ’93, però, iniziano gli scontri anche tra queste due parti, i Croati combattono contro i Bosgnacchi per i territori della neoformata “Repubblica di Hergec Bosna” con capitale a Mostar, mentre in altre zone del paese le due forze formalmente alleate  si fronteggiano  con i  Serbi dell’ JNA.  Le forze secessioniste Croate distrussero il 9 novembre 1993 il famoso ponte di Mostar (Stari Most).

Sarajevo fu uno dei simboli del conflitto,  la città fu tenuta sotto assedio dalle truppe Serbe per 43 mesi dall’aprile del ’92 al novembre del ’95.  Completamente dipendente dagli aiuti internazionali veicolati dalle forze ONU attraverso l’aeroporto cittadino.  Numerosi i massacri legati  a logiche di “Pulizia Etnica”:  a Srebrenica  l’ 11 luglio ’95 le truppe Serbo Bosniache  guidate dal Generale Ratko Mladić  braccio armato di Radovan Karadžić  entrarono nella città formalmente dichiarata zona protetta dalle Nazioni Unite, la popolazione venne evacuata donne e bambini deportati a Tuzla, mentre  8000 maschi furono uccisi.   Gli accordi di Dayton del novembre 1995 hanno  posto  fine  alla guerra, suddividendo il Paese in due entità:

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la Federazione Croato Mussulmana con il 51% del territorio.

-la Repubblica Serba con il 49% del territorio.

Le due entità sono inserite in una cornice statale unica con un suo Parlamento (con 42 deputati di cui 28 eletti nella Federazione e 14 nella RS), una Camera dei Popoli (con 5 serbi, 5 croati e 5 mussulmani), un Consiglio dei Ministri e una Presidenza Collegiale composta da un Serbo, un Croato e un Mussulmano che a turno si alternano nella carica di Presidente – primus inter pares.   L’Unione Europea sovraintende nominando l’Alto Rappresentante per gli Affari Civili  e il comando della  Forza Militare Multinazionale di Pace  di stanza sul territorio.

La BiH nel ’91 aveva circa 4.365.000 abitanti. La guerra ha causato 285.000 morti e 2.180.000 profughi,  parte dei quali  non sono ad oggi rientrati.   La soglia  di povertà si aggira intorno al 40%  della popolazione   Larghissima parte della spesa sociale dello stato va in pensioni di guerra. Un vero sistema di protezione sociale per le fasce deboli non esiste.

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   4°    Capitolo  Aspetti Teorici

In questo capitolo forniremo alcuni approfondimenti teorici  prima di analizzare il progetto  Mostar alla luce del Projet Cycle Management   PCM . Partiremo pertanto    dal   concetto di “salute globale” e dalle  sue determinanti   e vedremo  come oggi si è evoluto  il modo di fare   Cooperazione   Internazionale.

  4.1  Le determinanti della salute e  il concetto di “salute globale”.

La  definizione di salute secondo l’OMS vista pocanzi  (“stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia”),  introduce  la  nuova  consapevolezza che la salute è il risultato di una serie di determinanti di tipo sociale, ambientale, economico e genetico e non il semplice prodotto di una organizzazione sanitaria (9).  L’impatto dei processi di globalizzazione sulla salute e sulle politiche sanitarie è enorme  per l’interdipendenza esistente tra  economia, politiche sociali e ambientali. “Globale” si riferisce anche alla natura sovranazionale dei vincoli tra gli attori coinvolti, e dell’uomo con l’ambiente circostante.              La  “salute globale” è in pratica  la cornice entro la quale vanno letti  i processi di salute e malattia fortemente orientati al sociale e all’insegna della interdisciplinarietà.   Guardare l’ Upstream ( = a monte)  dei fenomeni e cercare di interpretarli con strumenti interdisciplinari come l’antropologia o l’economia.    Nel 1848 Rudolf Virchow  professore all’ Università di Berlino e consigliere del cancelliere Bismark aveva già intuito queste correlazioni  e scriveva: “La medicina è una scienza sociale e la politica non è altro che medicina su larga scala”. Oggi Angelo Stefanini  ricercatore presso l’Università di Bologna e Coordinatore del  Centro Studi e Ricerche in Salute Internazionale e Interculturale   definisce “ la  medicina”   come “co-scienza  sociale”.

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4. 2 L’evoluzione del concetto di Cooperazione Internazionale

“La Cooperazione Internazionale”, – ci insegna il dr  Giancarlo Vecchiati del COI di Torino,- ha superato la fase “paternalistica del Medico o dentista missionario”. Oggi non  è più  sostenibile installare ambulatori odontoiatrici in stile ” primo mondo” in territori in cui non possono essere mantenuti attivi se non per pochi mesi all’anno. Le nuove frontiere della cooperazione si basano  sull’enpoverment del personale  locale, limitando al minimo gli interventi di assistenza creando invece progetti sostenibili sui territori dei paesi a basso reddito. Massimo coinvolgimento delle municipalità locali, sinergia con altre organizzazioni  internazionali che si occupano di salute per raggiungere risultati duraturi.   L’utilizzo delle tecnologie deve essere appropriato  evitando di costruire strutture che ben presto si trasformino in cattedrali nel deserto poiché il paese che le riceve non ha la  tecnologia, le risorse economiche o personale per mantenerle.

4.3   Projet Cycle Management  PCM

.            La  “Gestione del Ciclo del Progetto”  o Projet Cycle Management  PCM  è al tempo stesso lo  strumento formale per la realizzazione  di un progetto di cooperazione internazionale ed  il parametro valutativo  del “donor” (=donatori ) per la concessione dei finanziamenti (6).

Il PMC si articola in alcune  fasi, è sempre orientato al  “cliente”  cioè cerca di coinvolgere e venire in contro alle esigenze di tutti i gruppi interessati (stakeholder):

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1 La programmazione  parte da una analisi accurata dei problemi che diventano obiettivi bel progetto.

2 L’identificativo esamina idee proposte, consulta i beneficiari dell’intervento e decide su che progetto lavorare.

3 La formulazione è lo studio di fattibilità del progetto con le eventuali alternative.

4 La redazione formale del progetto con la sua presentazione all’agenzia erogatrice

5 Il finaziamento se realizzato  stabilisce il piano di erogazione

6 La realizazione  è la fase operativa del progetto la messa in atto delle iniziative concrete.

7 La valutazione finale,  realizzata dall’esecutore viene presentata  ai donor

Il PCM e il suo core ossia il Quadro Logico (QL) servono        a rendere intellegibile i contenuti del progetto ai valutatori e consentono agli esegutori  di sottoporre il progetto a una continua verifica intervenendo in itinere sulla attività progettuale, apportando modifiche  e/o miglioramenti.

La Logical framework Analisys  o QL  è una matrice che descrive in maniera operativa gli aspetti più importanti di un progetto. Permette di verificare che l’attività sia ben articolata e costituisce un utile strumento per le successive fasi di monitoraggio e valutazione.  La tabella sottostante è  fornita dal dr  Dario Conato  responsabile del Centro Studi di Politica Internazionale di Roma ed  è strutturata in 4 colonne verticali e in  5 righe orizzontali.

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L’incrocio delle caselle serve a spiegare la successione degli eventi, le possibili procedure di verifica dei risultati e le condizioni necessarie perché i risultati attesi possano verificarsi.

Obiettivo generale  è  a lungo termine per i beneficiari che solitamente non possono  essere raggiunti  con un solo progetto (esempi: ridurre la mortalità infantile,  ridurre l’indice di carie)

Obiettivo specifico è solitamente il titolo del progetto, sono i mutamenti strutturali nella qualità della vita dei beneficiari, derivanti dall’utilizzo dei  servizi forniti dal progetto

Risultati attesi:  Servizi prodotti dal progetto che verranno  lasciati a disposizione dei beneficiari.

Attività: iniziative concrete realizzate

Risorse:  persone, attrezzature, fondi.

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Indicatori:    numeri che esprimono i progressi ottenuti nel corso del progetto e alla sua conclusione  devono essere oggettivamente verificabili.

Mezzi di verifica:  strumenti in grado di offrire la misura relativa all’ indicatore: possono essere documenti, apparecchi, metodi di rilevamento diretto.

Condizioni esterne : fattori politici, sociali, ambientali, finanziari,  al di là della portata dello staff direttivo del progetto, ma tali da influenzare il progetto stesso in modo determinante.

Il progetto verrà poi valutato sulla base di questi parametri:  rilevanza, fattibilità, sostenibilità, impatto, efficacia, efficienza.

Per concludere si introduce il concetto di  Partnership  o partneriato è la  relazione fra individui e/o organizzazioni che collaborano al raggiungimento di  obiettivi concordati  ed è  il fondamento dei progetti di cooperazione.  Per  coinvolgere i partner,  creando  ownership  in modo che ognuno senta “proprio”  il progetto si applica la regola delle 4 C:

coerenza del contenuto del progetto con le rispettive politiche dei partner

coordinamento con altre strutture regionali, eventualmente con il coinvolgimento di altre direzioni regionali nel progetto

complementarità del progetto con altri  programmi e progetti

concentrazione delle azioni intorno ad  alcune priorità condivise

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 5° Capitolo .  Conclusione:   modelli di Cooperazione Internazionale

In questo capitolo vedremo come il Progetto Mostar  per le sue caratteristiche strutturali ed organizzative  ben si presta ad essere analizzato come un  modello  per  Cooperazione Internazionale.

Quattro sono gli  aspetti di rilievo :

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5.1 Le  determinanti di tipo sociale, ambientale, economico della salute  sono ben evidenti a Mostar e  in  BIH.  La cornice  lasciata dal   conflitto armato appena terminato ha reso particolarmente precaria la vita al disabile e alla sua  famiglia.  La frammentazione politica del paese l’assenza di risorse economiche e la scarsità dei servizi offerti fanno si che  i progetti di assistenza,  oggi come 10 anni fa, siano ancora molto dipendenti dai donatori internazionali.  Pertanto  la BIH si prestava ed oggi ancora si presta ad ospitare interventi di tipo umanitario.

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5.2   L’evoluzione  della cooperazione verso il coinvolgimento delle comunità locali è nel DNA  del  Progetto Mostar  fin dalla sua  nascita. L’ambulatorio odontoiatrico creato a “Sveta Obitelj” ha limitato  al minimo gli interventi di assistenza ed è diventato  un progetto sostenibile grazie al  coinvolgimento delle  Caritas di Mostar  e di personale sanitario Bosniaco.   L’utilizzo delle tecnologie  è stato  appropriato    e ha consentito di  raggiungere risultati duraturi  con  minime  risorse economiche.

5.3 Il Projet Cycle Management  PCM  lo  strumento formale per la realizzazione  di un progetto di cooperazione internazionale è anche  il parametro valutativo  del “donor” per la concessione dei finanziamenti.    Da una analisi “ex post”  apprendiamo  che il PCM ha consentito di ottenere   finanziamenti dalla Fondazione Burlo Garofalo ospedale infantile di Trieste e dalla Provincia di Trieste.

Oggi a 10 anni di attività possiamo valutare  il progetto  sulla base del capitolo 4.3 :

1 rilevanza:  il valore del progetto  con  enormi  interventi  su una  popolazione disabile in un periodo storico postbellico.

la fattibilità è stata verificata sul campo, il progetto è operativo

3 la sostenibilità è anche verificata sul campo, pur con poche risorse economiche a disposizione  il progetto è andato avanti ugualmente con la collaborazione del personale locale.

4 l’ impatto   è decisamente positivo per l’ Influenza esercitata sulla comunità di Mostar e della intera BIH.

5 l’efficacia è stata buona poiché gli l’obiettivi di cura della  popolazione disabile sono stati raggiunti

6  analogamente  l’efficienza è stata buona poiché i risultati raggiunti hanno  impiegato  risorse minime indispensabili.

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5.4 Per concludere  il modello di  Partnership  carattereristico delle forme più evolute di Cooperazione,  ha messo in relazione   soggetti  diversi (le Caritas di Trieste e  Mostar,  la Fondazione Burlo Garofalo, il COI, le associazioni dei familiari dei disabili dell’ area Balcanica, la Municipalità di Mostar, Depositi dentali ed aziende del settore e non solo, Italiane ; volontari italiani e Bosniaci) che  hanno collaborano al raggiungimento di  obiettivi concordati .

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              Appendice:   Tabella dati

            Bigliografia

(1) Creugers Nico H. J.,  Käyser Arnd F.,  Witter Dick J.,  The shortened dental arch concept and its implications for oral health care, Community Dentistry and Oral Epidemiology   pages 249–258, August 1999

(2)  De Vos P, Stefanini A, De Ceukelaire W, Schuftan C; People’s Health Movement., A human right to health approach for non-communicable diseases., «THE LANCET», 2013, 381, pp. 533 – 533 [abstract]

(3) G. Maciocco  ; E. Pariotti; Stefanini A., Guaranteeing essential health care for all., in: Global Health and Development Assistance: Rights, Ideologies and Deceit., PISA, ETS, 2009, pp. 32 – 40 [capitolo di libro]

(4)  Martino A.; Bodini C.; Rinaldi A.; Civitelli G.; Marta B.L.; Camplone I.; Fabbri A.; Di Girolamo C.; Stefanini A., Global Health Education in Italy: the experience of Riisg (Italian network for Global Health teaching), «INTERFACE», 2012, suplemento, n.1, 2012, pp. 134 – 134 [articolo]

(5)  Fateh-Moghadam P, Confalonieri V, Gigli A, Petrella M, Stefanini A., Epidemiology and prevention of armed conflict: the activity of the working group on war of the Italian Association of Epidemiology (AIE), «RADICAL STATISTICS», 2010, 102, pp. 63 – 67 [articolo]

(6) Landoni P;  Corti  B;  The management of international development projects: Moving toward a standard approach or differentiation?

Article first published online: 24 FEB 2011    DOI: 10.1002/pmj.20231

(7)Schindler John R.  Guerra in Bosnia 1992-1995  Libreria Editrice Goriziana 2012

(8) Stefanini A., ‘Per una medicina da rinnovare’. Internazionalizzazione e responsabilità sociale della formazione medica., «POLITICHE SANITARIE», 2012, 13, pp. 216 – 221 [articolo]

(9) A. Stefanini, Diritti umani e salute, in: OSSERVATORIO ITALIANO SULLA SALUTE GLOBALE, InForAzione per cambiare, PISA, ETS, 2011, pp. 145 – 158 [capitolo di libro]

(10) World Health Organization,  ICF: Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute.    https://extranet.who.int/icfrevision/nr/loginICF.aspx?ReturnUrl=%2ficfrevision%2fdefault.aspx

(11) Zupi M;  Disugualinaze in via di Sviluppo,  Biblioteca di testi e studi, Carocci editore, Roma, 2013

            Indice

Risultati di un progetto decennale di salute orale

 su pazienti disabili  a Mostar  (BIH)

 come modello di cooperazione internazionale

Prefazione                                                                              pag 2

Introduzione                                                                         pag 4

1°   Capitolo    Il progetto  “Sano dente per bambino sorridente”

                                                                                                pag 5

 1.1  Descrizione                                                                    pag 5

 1.2    Come nasce                                                                 pag 6

1.3   Il gruppo di lavoro                                                       pag 7

1.4    L’attività                                                                      pag 8

1.5  Fund Raising                                                                 pag 9

2°  Capitolo:   Dieci anni di missione i dati                        pag 9

 2.1   I  dati della missione                                                  pag 9

2.2   Analisi dei dati                                                            pag14

3° Capitolo    “Missione   COI  Mostar” e comunità svantaggiate      pag16

 3.1 Influenza  della salute orale sulla qualità della vita nel disabile  pag16

3.2    Geografia storico sociologica sulla BiH:  dalla morte di Tito agli

           Accordi di Dayton.                                                   pag 17

4°    Capitolo  Aspetti Teorici                                            pag 22

4.1  Le determinanti della salute e  il concetto di “salute globale” pag 22

4.2  L’evoluzione del concetto di Cooperazione Internazionale      pag 23

4.3   Projet Cycle Management  PCM                             pag 24

5° Capitolo.Conclusione:modelli di Cooperazione Internazionale:  pag 29

5.1 Le  determinanti di tipo sociale ed economico della salute     pag 30

5.2   L’evoluzione  della cooperazione                              pag 31

5.3 Il Projet Cycle Management  PCM                            pag 31

5.4  Il  modello di  Partnership                                         pag 33

 Appendice  Tabella dati                                                    pag 33

 Bibliografia                                                                         pag 34

 Indice                                                                                  pag 35

Dr. Davis Cussotto

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