La corretta    comunicazione  tra studio e laboratorio odontotecnico è da sempre un cardine del successo in protesi.   Ricordo di aver letto oltre 20 anni or sono  un articolo di Augusto Biaggi che sosteneva l’importanza di   organizzare un paio di volte l’anno una  “cena “ con i due team di lavoro (studio e laboratorio) per  stemperare le inevitabili tensioni che nascono nella pratica lavorativa quotidiana in modo che il dialogo tra medico e tecnico sia sempre sereno.

CS 3500

Come dentisti  detestiamo  richiamare il paziente appena congedato per una imperfezione nell’ impronta o nella preparazione di un dente.    La giornata lavorativa spesso è congestionata da impegni e tempi sono ristretti.  Sappiamo che  si poteva  fare di meglio,  ci manca però  il tempo e l’impronta   viene inviata lo stesso  in  laboratorio.   Il tecnico dal  canto suo fa tutto il possibile  per compensare  una imperfezione del dentista, paga le bollette a fine mese, a volte non ama le sfide e non osa prendere il telefono per contrastare il  “nostro forte amor proprio”  e dirci “abbiamo sbagliato  un passaggio” .

Perché il risultato  sia impeccabile ovviamente dobbiamo partire  da una diagnosi corretta che tiene conto delle aspettative estetiche del paziente, dell’ occlusione, della situazione parodontale.  Al  momento  clou del rilievo delle impronte il dental team fornirà al laboratorio una impronta perfetta nel materiale più idoneo,  le cere occlusali con l’arco faciale, le fotografie digitali, il rilievo del colore,  la dettagliata prescrizione del dispositivo odontoprotesico su misura.  Il laboratorio  presa visione di tutto comunicherà nel minor tempo possibile ogni altra richiesta di informazione.    Le nuove tecnologie digitali oggi si inseriscono nella comunicazione studio- laboratorio  e portano vantaggi per entrambi gli attori oltre che al paziente.   Gli spettrofotometri utilizzati per il rilievo del colore sono oggi molto affidabili e ci semplificano  il lavoro.  L’impronta con lo scanner ottico intraorale se realizzata con un buon isolamento del campo,  ci risolve il problema delle bolle.  La  visione del moncone ingrandito sul monitor ci aiuta ad evidenziare le zone che necessitano di ripreparazione e i sottosquadri. Qualche ritocco con la fresa e la nuova scansione  (= impronta ottica) richiede pochi istanti perché riguarderà soltanto questa zona.  Se in nostro occhio non basta, l’immagine  può essere  condivisa  con il  laboratorio. Il tecnico dotato di software CAD verifica che gli spazi siano  idonei  con  il paziente ancora seduto in  poltrona.

Davis Cussotto

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