Questo articolo è la mia Tesi al Master Universitario in
Mindfulness Clinica, applicazioni cliniche della mindfulness, formazione per Conduttori (A.A. 2016/2017) presso Uni Torino,
discussa il 5 ottobre 2018 al Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche
SSCVD Psicologia Clinica (Dir. Prof. R. Torta) con il relatore dr Claudio Pavia.
Introduzione
Lavoro da oltre venticinque anni in un team dentale come odontoiatra occupandomi prevalentemente di protesi e di pedodonzia.
Questo elaborato si propone di valutare se e come alcuni Mindfulness Base Intervention MBI (serie di pratiche di consapevolezza liberamente ispirate alla meditazione buddista, riviste attraverso gli insegnamenti di Jon Kabat-Zinn) , possano giovare al controllo dello stress negli operatori sanitari.
Il fine è stimolare quella sinergia virtuosa che nasce tra il benessere del personale e la qualità del servizio di cure offerto, migliorando così il grado di soddisfazione del paziente.
Lavorare in squadra
Oggi in Italia i dentisti iscritti all’ Albo degli Odontoiatri sono oltre 59.000 .
Gli studi dentistici secondo l’ ANDI (Associazione Nazionale Dentisti Italiani) superano le 40.000 unità. Sono per lo più di piccole medie dimensioni. Un professionista con uno o due ASO (Assistente studio Odontoiatrico) si avvale della collaborazione part time di uno o più colleghi specialisti in determinate discipline (ortodonzia, chirurgia orale). Le strutture operano prevalentemente in forma libero professionale anche se oggi sono sempre più frequenti i regimi rimborsuali con terzi paganti (fondi sanitari integrativi, assicurazioni).
I centri odontoiatrici a catena con più sedi sul territorio e le grandi cliniche che ospitano numerosi perofessionisti sono una realtà in forte espansione soprattutto nelle zone metropolitane.
L’unità di base che esegue le cure dentali è sempre una squadra il team dentale . Un gruppo di persone con competenze e vissuti personali diversi, che in modo coordinato, in una struttura altamente tecnologica, cerca di coinvolgere il paziente per realizzare il servizio di cura.
Nella sua forma più elementare la squadra o team è costituita dal dentista e da una ASO che oltre a seguire il professionista nella parte clinica con il paziente, gestisce la segreteria. Il dentista inoltre realizza protesi e sempre si avvale di un collaboratore esterno: l’odontotecnico. Il team a tre ora descritto diventa sempre più raro. Nelle grandi strutture i membri del team dentale possono essere anche alcune centinaia. Le altre figure professionali presenti sono l’Igienista dentale, gli odontoiatri specialisti (ortodonzista, chirurgo orale, endodonzista, pedodonzista), la logopedista, lo specialista in medicina o chirurgia estetica, le ASO che aumentano di numero con l’aumentare dei clinici e le segretarie , lo staff manager e il personale amministrativo.
Vale la pena di ritornare sul concetto di servizio di cura che prende in considerazione tre ambiti diversi ma inseparabili per il raggiungimento del successo terapeutico.
- A) L’ambito clinico. Compete alle conoscenze scientifiche, all’esperienza e alla capacità dei professionisti che le eseguono.
- B) L’ambito relazionale. Compete alle capacità comunicative del team dentale. Quasi inscindibile dal precedente, perchè come riconosciuto dal Codice di Deontologia Medica : curare è comunicare.
- C) L’ambito organizzativo. Compete alla struttura e alla sua corretta gestione. Riordino e preparazione delle sale operatorie, la gestione dei materiali, la componente amministrativa la L’ OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) stima che l’aspetto organizzativo di una struttura sanitaria è essenziale per la realizzazione di una terapia di qualità.
Lo studio dentistico come soggetto economico è una azienda di servizi sanitari. L’aspetto saliente delle imprese di servizi è che non producono merci come le manifatture ma servizi in cui il cliente/paziente è l’oggetto stesso della prestazione. Il suo coinvolgimento o compliance, competono al team dentale che fa un uso professionale della comunicazione.
Pur nel rispetto delle singole professionalità, quello che vive il paziente è legato al passaggio di informazioni fra più persone.
Non possiamo dare per scontato che ciò avvenga sempre in modo felice. E se ci sono buchi o equivoci, il primo a ravvisarli è il paziente .
Se si sottovaluta questo aspetto, all’interno dello studio si potrebbe rimanere all’oscuro di episodi negativi nell’esperienza del paziente , frutto di una comunicazione interna lacunosa o ingolfata.
Investire tempo e energie sul team, affinché colga nel segno, ripaga sul fronte della soddisfazione del paziente, sulla produttività, e sul morale e il benessere delle persone.
Sette sono gli elementi che caratterizzano di un team dentale:
- L’obiettivo comune affinchè tutti agiscano nella stessa direzione verso una meta
- la leadership è la guida nei confronti di una pluralità di soggetti. E’ un ruolo che si esprime con due modalità
- l’autorità è formalizzata e consiste nell’assegnare le regole.
- l’autorevolezza la si conquista sul campo, per effetto della capacità di mediazione, il riconoscimento di contributi, la condivisione del sapere, la seduzione , la guida alla crescita degli altri.
3) l’assegnazione dei ruoli , legati a differenze di competenza e caratteriali che si concretizzano in mansioni diverse.
4) il metodo, riguarda la modalità di esecuzione della mansione che va esposta in modo chiaro
5) La comunicazione giova ricordarlo non è solo il testo del messaggio ma anche l’impatto non verbale, il linguaggio del corpo e la voce. La componente non verbale può ispirare collaborazione o avversione nell’interlocutore.
6 il clima è l’energia che circola fra le persone durante l’attività lavorativa
7) La crescita del team è l’obiettivo migliorativo da perseguire.
La differenza fra un insieme e un team di lavoro sta nel senso di solidarietà. Si traduce nella consapevolezza del fatto che sia il successo, come l’insuccesso, fa capo al gruppo.
Il buon esito è frutto non solo della capacità di ognuno, ma dalla consapevolezza che il proprio agire influenza quello degli altri e viceversa.
Lo stress e le sue conseguenze
Il team dentale trascorre le giornate a fare diagnosi, terapie e a motivare i pazienti.
Per la prossemica il dentista opera nella sfera dell’intimo, dove la relazione interpersonale e la capacità comunicativa dominano. Per questo il coinvolgimento emotivo del terapeuta è enorme.
Il lavoro svolto alla poltrona, richiede notevole impegno fisico. La postura coinvolge il rachide che si trova a lavorare in posizioni di torsione e flessione per periodi anche lunghi.
Congedati i pazienti il lavoro ferve in nell’ambito denominato extraclinico . Riordino e manutenzione delle sale, acquisto dei materiali, attività amministrative, contabili e finanziarie. L’aggiornamento professionale. Si calcola che il tempo dedicato alle attività extracliniche in uno studio efficiente e moderno è pari al tempo clinico ossia al numero di ore che si trascorre a curare il paziente.
Perchè il personale del team dentale è così esposto allo stress e ai danni che questo causa alla salute, alla qualità delle cure e all’economia dello studio?
Una possibile risposta: deve operare con un paziente che ha grandi aspettative di risultato in tempi sempre più ristretti, molto attento ai costi in un mercato pieno di offerte commerciali che sviliscono la professionalità.
Molto da pensare e da fare: tutto a volte ci sembra travolgente come se un il torrente in piena si impadronisse di noi senza lasciare via di uscita. Questa sensazione secondo Daniel Goleman, psicologo e saggista autore del best seller Intelligenza Emotiva, è uno dei tanti segni con cui si manifesta lo stress. Ossia una sindrome generale da adattamento che cerca di ristabilire un nuovo equilibrio all’interno dell’organismo ma con sorprendenti effetti dannosi agli operatori e alla salute e all’impresa studio dentistico.
I danni alla salute di rilevo sono: insonnia, problemi cardiovascolari, diabete instabile, infertilità fino alla temibile sindrome del burnout.
Nello studio dentistico lo stress genera invece impulsi negativi, decisioni senza la necessaria lucidità, soluzioni senza creatività, rapporti con i colleghi molto reattivi, email che alimentano risentimenti e rancori ed estreme conseguenze sul servizio di cure dentali che perde di qualità.
Il burnout tra inefficienza e fragilità
La sensazione di perdere il controllo è un segno precoce di disagio emotivo legato allo stress. Funzioniamo meglio quando abbiamo il controllo di ciò che stiamo facendo, quando cioè ci sentiamo responsabili dei nostri successi o insuccessi, dal benessere del paziente a quello della squadra in cui lavoriamo.
Spesso accade che tutto questo viene minato dallo stress lavoro correlato.
Segue poi la perdita della motivazione.
Abbiamo bisogno di obiettivi e di piccole o grandi sfide da portare avanti ogni giorno per sentirci realizzati. Dobbiamo però essere consapevoli che avere obiettivi irrealistici e sfuggenti per la “ legge dei rendimenti decrescenti” portano inevitabilmente alla perdita dei motivazione e allo stress da lavoro.
Continuando a scendere lungo la china, un giorno può accadere che
una assistente lascia il lavoro, questo genera mansioni extra per il resto della squadra.
Seduto accanto al paziente, con un lembo chirurgico aperto, il professionista cerca di isolare il nervo alveolare inferiore per inserire un impianto , ma non è concentrato. Si sente come se gli mancasse il braccio destro. La sera a casa il bicchiere di vino che consumava diventano due e poi tre. Non riesce a riposare ed è facilmente irritabile. I rapporti nel team si fanno più spigolosi così come quelli affettivi. Non riesce a controllare tutto, e insorge un contenzioso con un paziente.
La sindrome da burnout è una conseguenza possibile. Si manifesta con una progressiva perdita di entusiasmo verso il lavoro, ritardi decisionali, irritabilità, spossatezza fisica e mentale . Senso di depressione sino a giungere una sorta di “spersonalizzazione”.
Lo stress al lavoro può provocare numerosi effetti negativi. Riduce le performace professionali, rende il carico di lavoro pesante e si ha sensazione che le ore per lavoro non siano mai abbastanza durante la giornata. Distrazione, frustrazione e depressione aleggiano rendendo infruttuosi i rapporti con gli altri membri nel team.
Una nota positiva: i segni del burnout possono essere utilizzati come catalizzatori di un cambiamento che può portare a una migliore qualità di vita.
La letteratura scientifica sul tema è molto ricca .
Tait Shanafelt, della Stanford University School of Medicine scrive in un recente articolo su Mayo Clinic Proceeding che gli errori commessi dagli operatori sanitari si associano ai segni del burnout e a condizioni ambientali conflittuali e non sicure.
Shanafelt ha condotto un gruppo di studio sul tema . I ricercatori hanno inviato un questionario a medici di differenti specialità attivi negli Stati Uniti, richiedendo informazioni riguardo alla loro salute e ai livelli di sicurezza degli ambienti dove lavoravano. Su 6.695 professionisti che hanno risposto, il 55% ha riferito sintomi di burnout e il 10% ha ammesso di essere incappato in almeno un grave errore medico durante i tre mesi precedenti.
I medici con burnout avevano più del doppio delle probabilità di auto-segnalazione di un errore medico. Lo studio però va oltre, e mostra anche che i tassi di errori medici possono essere addirittura triplicati nelle unità di lavoro classificate come estremamente sicure, se i medici che lavorano in quelle unità hanno alti livelli di burnout, indicando che il burnout potrebbe essere una causa ancora più importante di errore medico rispetto alle condizioni ambientali insicure . Oltre alle conseguenze sui pazienti, sia gli errori che il burnout possono avere anche seri effetti personali per i medici.«Sappiamo, anche da nostri precedenti lavori, che sia il burnout che gli errori medici raddoppiano il rischio di pensieri suicidari tra il personale sanitario. Questo contribuisce al più alto rischio di morte per suicidio tra i medici rispetto ad altri professionisti» concludono gli autori.
La mindfulness una via percorribile
Quando la mente è piena di pensieri ed emozioni ci conduce fuori dal flusso.
Se mentre sono al lavoro inizio a pensare a una lite che ho avuto il giorno prima o a come sarà di umore la persona che incontrerò domani probabilmente perderò il ritmo. Se qualcuno mi parla ed io lo sento senza ascoltarlo non ci sarà connessione né comunicazione. Quando la mente è altrove, il momento presente sparisce.
La soluzione è affrontare la vita lavorativa con più mindfulness, cioè con una mente più consapevole, più aperta e meno giudicante (Jon Kabat-Zinn). Una mente nella quale si da maggiore spazio all’ascolto e alla gentilezza, qualità che spesso vengono velate dallo stress quotidiano.
La felicità è uno stato naturale della nostra mente; non è qualcosa che dobbiamo inseguire ma semplicemente consentire alla felicità di manifestarsi.
Calma, chiarezza e felicità sono tre qualità che nascono spontaneamente quando la mente si trova in una stato di rilassamento e di allerta. La meditazione di consapevolezza o mindfulness allena la mente a raggiungere lo stato di rilassamento e attenzione al presente, nello stesso modo con cui si allenano i muscoli in palestra.
Il rilassamento e l’attenzione al momento presente che sperimenti nella mindfulness fanno riaffiorare le qualità positive: calma, chiarezza , felicità e lo stato di benessere naturale.
La mindfulness o meditazione di consapevolezza secondo Jon Kabat-Zinn è
sostanzialmente tre cose:
1 una serie esercizi e tecniche che si possono imparare e perfezionare con l’allenamento;
2 uno stato della mente attenta al presente e non giudicante;
3 un modo di essere, uno stile di vita che acquisti con l’allenamento continuativo.
La mindfulness è utile negli ambienti di lavoro poichè trascorriamo un terzo della vita al lavoro, a contatto con colleghi, superiori, pazienti.
La mindfulness ci porta ad affrontare le cose con una mente più presente, più aperta e meno giudicante. Una mente che da più spazio all’ attenzione e alla gentilezza nascoste dallo stress. L’allenamento crea persone più sveglie, creative, aperte al nuovo, più orientate alle soluzioni condivise che ai conflitti.
E’ ampiamente dimostrato dalla scienza che le persone che praticano la mindfulness sono più creative, aperte al nuovo, empatiche ed orientate alla soluzione e non ai conflitti.
Tra benessere delle persone e qualità del lavoro si crea così una sinergia virtuosa.
Consapevolezza nei luoghi di lavoro
Dopo aver lavorato per molti anni a Google (Mountain View, California, USA) come Responsabile Risorse Umane, Chade-Meng Tan ha elaborato e perfezionato un programma che applica la mindfulness alla vita lavorativa per sviluppare le doti di leadership e di collaborazione necessarie per lavorare bene e serenamente. Con un tono lieve, sorridente ed autoironico, con suggerimenti ed esempi pratici Meng Tan ha scritto un libro diventato un best seller mondiale.
Search Inside Yourself. The unexpected path to achieving success, happiness (and word peace) HarperCollins LAS 2012. (Edito in Italiano con il titolo : E’ facile lavorare felici, se sai come farlo, Corbaccio, Milano 2012)
Il testo è una guida ad avvicinarsi gradualmente ad una condizione di consapevolezza, fiducia in se stessi ed empatia, che permette di migliorare alcuni aspetti della propria vita personale e professionale sul posto di lavoro. Sulla scia di Google sono numerose le imprese che hanno introdotto nella cultura aziendale le pratiche di mindfulness.
Oggi i Mindfulness Base Intervention, serie di pratiche di consapevolezza ispirate alla meditazione buddista, riviste attraverso gli insegnamenti di Jon Kabat-Zinn,vengono utilizzati routinariamente per il coaching e la formazione manageriale. Non è necessario essere degli asceti con il capo rasato per trarne giovamento.
Una esperienza virtuosa
Viviamo male quando siamo al lavoro? Lo schema mentale che abbiamo tende ad imputare la causa ai colleghi, alla segretaria, ai pazienti esigenti, ai fornitori, alle apparecchiature che si rompono o al commercialista che ci invia l’anteprima degli F24.
A volte può venirci il dubbio che tutto questo dipenda in parte anche da noi ma poi ricacciamo questo sospetto fastidioso.
Se dipende dagli altri, la conseguenza piú importante è che ci aspettiamo sicurezza e gratificazione dall’esterno come qualcosa di dovuto. Se non arriva niente cerchiamo sempre rifugio all’esterno nell’acquisto compulsivo di apparecchiature come se fossero giocattoli, nell’ iscrizione al corso che promette di risolvere tutti i nostri problemi, nella maratona , nel cibo, nel caffè a volte nei farmaci o nell’alcool.
Stiamo rispondendo a un messaggio che ci ha fatto arrabbiare, stiamo per visitare un paziente che deve fare un intervento complesso ed è in ritardo, stiamo spiegando una nuova mansione all’assistente che non ci ascolta, stiamo prendendo una decisione che ci crea molta ansia.
Prima che scatti il pilota automatico delle nostre reazioni abituali, prima che insorga un conflitto con il nostro interlocutore che sempre indebolisce le prestazioni lavorative: fermiamoci!
Come fare per abituarsi gradualmente ad osservare il nostro rapporto con lo stress e le cause di infelicità quotidiana?
Come attingere alle risorse di calma, equilibrio, humor e creatività di cui disponiamo, ma che spesso lasciamo inutilizzate?
Un esempio virtuoso:
Elena e Mario sono due dentisti che lavorano a T.
Gestire e formare una squadra di 25 persone tra collaboratori e personale dipendente è impegnativo. E’ utile qui narrare la loro esperienza che è riuscita a realizzare una sinergia virtuosa tra benessere del personale ed efficienza lavorativa.
Un team aperto al nuovo, empatico verso se stesso e verso il paziente, orientato alle soluzioni e non ai conflitti lo hanno realizzato anche grazie all’utilizzo delle pratiche di mindfulness. Questo consente di mettere l’accento sulle risorse interne della singola persona aprendo a chi lavora degli spazi di autentica cura e crescita personale nel rispetto delle scelte e delle motivazioni di ognuno. Vediamo che cosa hanno fatto. Elena e Mario hanno individuato un trainer, un esperto di conduzione di gruppi di meditazione . Hanno poi fissato una serie di incontri a cadenza settimanale della durata di 60/90 minuti a cui hanno invitato il personale dello studio e il team degli odontotecnici. Gli incontri a partecipazione volontaria, si realizzano in orario serale nella sala d’aspetto dello studio. Le tecniche insegnate sono semplici da acquisire. Vengono realizzate seduti su di una sedia, in piedi o con una breve camminata. Si basano sull’attenzione al respiro e sulla consapevolezza del proprio corpo. E’ una palestra per la mente. Il trainer invita poi chi lo desidera a sperimentare le pratiche apprese durante la giornata realizzando delle pause di alcuni minuti nel corso della giornata sia al lavoro che durante il tempo libero.
Tutti vogliono essere felici; possibilmente anche al lavoro. Elena e Mario non hanno rinunciato ad occuparsene.
La ricerca:
Pillole di consapevolezza in otto settimane
Numerosi studi hanno dimostrato che la meditazione di consapevolezza giova al benessere delle persone e alla qualità del lavoro che esse svolgono. Per dare un contributo al tema abbiamo eseguito una : Valutazione dei livelli di stress in un gruppo di operatori sanitari di un team dentale prima e dopo un percorso di Mindfulness Base Intervention di otto settimane
Il campione testato è costituito da 29 soggetti (21 femmine e 8 maschi) di età compresa tra i 32 i 60 anni. Persone che operano con mansioni diverse in un team dentale (assistenti alla poltrone, segretarie, odontoiatri, igienisti dentali, odontotecnici).
Per reclutare i volontari ho iniziato a raccontare, nel mio ambiente di lavoro e tra i colleghi che frequento, il percorso formativo in ambito mindfulness che ho portando avanti presso UNI Torino.
A coloro che hanno dimostrato interesse al tema ho dato da leggere il leaflet
Pillole di consapevolezza in otto settimane. (Vedi appendice).
Sono nati così i primi volontari che, opportunamente motivati, attraverso il passaparola hanno coinvolto altri soggetti per accrescere il nostro campione.
Ho organizzato brevi incontri a piccoli gruppi o individuali per dare poche e semplici istruzioni sulle 6 pratiche (Mindfulness Base Intervention MBI) da eseguire.
Ecco i sei esercizi proposti:
1 Tre minuti di semplice consapevolezza:
Porta la tua attenzione al respiro per tre minuti. Incontra il respiro all’ombelico, senti che sale e scende. Parti dalla sensazione che stai respirando e concentrati sul processo di respirazione. Ogni volta che la tua attenzione tende a distrarti e ti porta altrove, dolcemente riportala sul respiro.Puoi eseguirlo in piedi, seduto, sdraiato.
2 Tre minuti di semplicissima consapevolezza:
Siediti ad occhi socchiusi per tre minuti senza fare nulla. La vita non potrebbe essere più semplice di così. Trascorri tre minuti passando semplicemente dal fare all’essere. Sii consapevole del tuo corpo e di ciò che ti circonda, non reagire non cercare di cambiare nulla.
Utile alternare i due esercizi. Quando senti di volerti concentrare sul respiro scegli l’esercizio semplice se vuoi invece trascorrere tre minuti senza pensieri passa invece all’esercizio semplicissimo.
3 STOP un esercizio contro i grilletti.
Quando il livello di stress sale, scattano i grilletti che scatenano risposte automatiche peggiorative. E’ ora di fermarsi con lo STOP
Esercizio in 4 battute come le lettere della parola STOP:
S come Stop fermati: fai una sacra pausa. E’ il momento più importante.
T (Take a breath) fai un bel respiro (come nell’esercizio 1), che rinforza la pausa sacra e calma il corpo e la mente.
O Osserva l’emozione sul tuo corpo. Che cosa senti nel viso, spalle, dorso, mani…
Applica la consapevolezza e senti i cambiamenti momento dopo momento senza
giudicare. Considera gli istanti di difficoltà come un semplice fenomeno
fisiologico del corpo e non un fatto esistenziale. Se provi rabbia non dire sono
arrabbiato bensì sto provando rabbia.
P Ritorna al Presente. Torna alla respirazione consapevole (esercizio1). Stringi la mano a
pugno mettendoci dentro ogni residuo emotivo. Lentamente lascia andare quell’ energia.
Ritorna alla tua attività .
4 Ascolto arricchente.
Durante le conversazioni, concentrati soprattutto sull’ ascolto. Cerca di non distrarti
lasciando vagare la mente o pensando a ciò che dirai inseguito. Se provi avversione per
l’interlocutore pensa che è una persona come te che ritiene che agendo così, sarà in
qualche modo felice. Prova allora a metterti per un istante nella sua prospettiva senza
stabilire se sia giusta o sbagliata. Ti sorprenderà di quanto migliore sarà la conversazione
e di come sarai arricchito dal confronto. Con il tempo farai tue le qualità positive dei tuoi
interlocutori, tutto merito dell’ ascolto arricchente.
5 Mangiare con consapevolezza.
Prendi una mela. Sbucciala, pensa alla meravigliosa confezione che ha fatto la natura.
Rifletti per un istante a tutti gli elementi che hanno reso possibile per te mangiare la mela
(seme, terra, acqua, sole, coltivatori, distributori..): tutto questo è nelle tue mani.
Gustala molto lentamente, pensa ai principi vitali contenuti nel frutto, al valore nutritivo.
Diventa consapevole di ciò che introduci nel corpo; rafforza le sensazioni legate al gusto
degli alimenti.
Lo stress della giornata lavorativa può diventare falso appetito e il cibo un atto
autoconsolatorio. I film mentali (al lavoro è andata male; è colpa di quello là, se è andata
male!) e il pasto con il pilota automatico, nuociono alla salute (diabete, ipertensione)
Mangiare in modo consapevole da spazio all’attenzione e alla gentilezza nascoste dallo
stress.
6 Camminare con la piena attenzione.
Pensa agli spostamenti che hai fatto ieri camminando. I posti che hai raggiunto, le scale
o l’andare da una stanza all’ altra. Quante di queste azioni erano eseguite facendo
attenzione ai movimenti del corpo e quante con il pilota automatico?
Prova ora a focalizzarti sul piede al suolo: solleva, muovi, atterra. Esegui
dapprima lentamente e poi ad andatura normale. Camminare distoglie la mente dal brusio
delle voci interiori e predispone al pensiero creativo.
Le istruzione sono state accompagnate da informazioni su uno stile di vita corretto, che deve prevedere una moderata attività fisica, adatta all’età. Le pratiche di mobilizzazione della colonna vertebrale e dei muscoli respiratori (Yoga o stretching), per facilitare la consapevolezza del respiro e il raggiungimento della stabilità mentale per il controllo dello stress.
Ho presentato il test termometro dello stress e ho invitato ad eseguirlo subito e dopo le 8 settimane di MBI.
Ai praticanti, che non fanno parte diretta del mio entourage, ho fornito il contatto telefonico pregando di chiamarmi per il feedback e a tutti di inviarmi i due test Termometro dello stress al termine delle 8 settimane di pratica.
Analisi dei dati
I risultati: campione 29 soggetti (età 32 / 60)
21 femmine 8 maschi (assistenti alla poltrone, segretarie, odontoiatri, igienisti dentali, odontotecnici)
hanno completato le pratiche di MBI e restituito il test finale:
25 soggetti su 29 (19 femmine e 6 maschi), che consideriamo il gruppo campione.
per l’elaborazione del test di valutazione soggettiva dello stress (Termometro dello stress in appendice ) abbiamo identificato 2 livelli di stress L ed H
L basso valori riferiti da 0 a 4
H elevato valori riferiti da 5 a 10
|
Tabella Risultati : Campione di 25 soggetti
Test Iniziale: soggetti con stress H elevato o L basso
H L numero 20 5 percentuale 80% 20%
Test Finale: soggetti con stress H elevato o L basso
H L numero 2 23 percentuale 8% 92 % |
Analisi dei dati
All’inizio della pratica l’80 % dei soggetti percepisce un elevato disagio emotivo
con alti livelli stress (H).
Dopo otto settimane di MBI il 92 % del campione riferisce livelli di stress più bassi (L).
Due considerazioni finali:
a il personale di un team dentale riferisce una minore percezione dei livelli di stress dopo aver eseguito per otto settimane un percorso di Mindfulness Base Intervention. Il risultato in linea con la letteratura scientifica, ci consente di sostenere che le pratiche di consapevolezza associate a uno stile di vita salutare sono senz’altro di aiuto a prevenire il burnout, nel personale sanitario. Tutto questo migliora il clima nella squadra al lavoro, riducendo il rischio di errore clinico.
b Il risultato ottenuto è epidemiologicamente debole per quattro ragioni.
1 Il campione testato è modesto.
2 Il campione è stato reclutato includendo soggetti motivati e sicuramenti attenti alle tematiche trattate.
3 Le pratiche di MBI sono state realizzate a dosi omeopatiche .
4 Il test di valutazione è puramente soggettivo poco specifico.
Pertanto sono necessarie altre ricerche per confermare i dati rilevati.
dr Davis Cussotto
Appendice
il leaflet Pillole di consapevolezza in otto settimane
Bibliografia
Chade-Meng Tan, E’ facile lavorare felici, se sai come farlo, Corbaccio, Milano 2012
Cussotto D, Leonardi E, Il passaparola per un dental team di successo, EDRA, Milano 2018
Goleman D, Intelligenza emotiva, BUR, Milano 2011
Kabat-Zinn J, Dovunque tu vada, ci sei già, Tea, Milano 2001
Kabat-Zinn J, Riprendersi i sensi, Tea, Milano 2008
Kabat-Zinn J, Vivere momento per momento, Corbaccio, Milano 2005
Lencioni P, La guerra nel team. Racconto sulle 5 disfunzioni del lavoro di squadra, Franco Angeli, milano 2007
Mumford G, La mentalità vincente, Giunti, Firenze 2017
Tait D. Shanafelt, Daniel S. Tawfik, Jochen Profit, Timothy I. Morgenthaler, Daniel V. Satele, Christine A. Sinsky, Liselotte N. Dyrbye, Michael A. Tutty, Colin P. West, Mayo Clinic Proceeding 2018/05/14
Physician Burnout, Well-being, and Work Unit Safety Grades in Relationship to Reported Medical Errors
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