Un frenetico mattino di lavoro.  Martina   la mia  giovane collaboratrice in  conservativa :  “Penso che il problema del sig Rossi, l’urgenza,  sia  16. Me lo indica con il dito e desidera estrarlo immediatamente,  non vuole trascorrere un’altra notte insonne. Dalla radiografia non riesco  ad intravvedere nulla di irregolare se non  una otturazione occlusale, molto estesa  con  test della percussione  positivo.  Gli propongo l’endodonzia?”

<a href="http://www.davisblog generic for celebrex.it/come-trovare-il-dente-giusto-al-momento-giusto/ildentegiustoal-momento-giusto/” rel=”attachment wp-att-1085″>ildentegiustoal momento giusto

 

Decido di guardare con i miei occhi e di visitare il paziente. Anche a me Rossi  esterna la  “sua diagnosi”. Ad  una  accurato esame obiettivo rilevo un’ ombra mesiale a 15 che distalmente ha una amalgama in apparenti  buone condizioni. L’ rx eseguita da Martina riprende solo la porzione distale di 15, pertanto dopo  le bite wing facciamo  diagnosi di carie penetrante di questo elemento.

Non credere mai al paziente è il consiglio  che la dottoressa  Lisa Knowles, lancia attraverso il suo Blog.

Quando il paziente arriva con il dolore acuto, è facile essere coinvolti dallo stato emotivo. Cerchiamo di fare subito il possibile per metterlo a suo agio e possiamo cedere alle  suppliche focalizzandoci sul   “ complaint”  trascurando il corretto iter diagnostico.

 

Qualche giorno prima Maria 80 anni con una demenza agli esordi arriva in studio  dicendo di avere un dente rotto nel quarto quadrante.  All’ispezione l’unica “patologia” che rilevo è una amalgama  ruvida su 46 sulla quale continuamente indugia la lingua della paziente .  Lucido  l’otturazione, e chiedo “come va?”.  “ Molto meglio risponde ma penso si sia rotto un dente!”                        Rifletto su come la demenza possa cambiare una persona ma contemporaneamente percepisco dal tono di voce esitante la richiesta di aiuto irrisolta di Maria.     Inizio a passare il filo interdentale tra gli elementi del quarto quadrante, rimuovendo gli accumuli di placca. Salta via un piccolo residuo alimentare incastrato tra i premolari. Affido  la paziente  all’ igienista e terminato il trattamento stringendomi la mano mi ringrazia di  “averle tolto il dente rotto”.

 

Potremmo dire che  ” al  paziente  non è possibile percepire il dente giusto al momento giusto” e come clinici dobbiamo farglielo comprendere.  Lisa Knowles  suggerisce  tre cose da fare per giungere  alla diagnosi corretta:

  1. Verifica personalmente la diagnosi posta da altri .
  2. Ascolta sempre il paziente e non lasciarti influenzare soltanto dal quanto dice ma  osserva anche la mimica, la postura il tono di voce. Talvolta può aiutare la posizione delle gambe sulla poltrona.
  3. Sii sempre aperto a  nuove possibilità e non essere mai assoluto nella tue posizioni.

Davis Cussotto

 

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